Strage Capaci: il 23 maggio un minuto di silenzio a 30 anni dalla strage

Pubblicato il 24 maggio 2022 • Comune , Comunicati stampa , Cultura

Alle 17.57 di lunedì 23 maggio, i sindaci italiani hanno osservato un minuto di raccoglimento indossando la fascia tricolore, simbolo dell’unità nazionale e dei valori costituzionali e dei valori costituzionali, su invito del presidente di Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro, in occasione del trentesimo anniversario della strage di Capaci, nella quale persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.

Il Sindaco di Noci, Domenico Nisi, aderendo all’iniziativa, ha osservato un minuto di raccoglimento indossando la fascia tricolore, nell’atrio del Palazzo Comunale.

A margine di questo momento di raccoglimento, il suo messaggio alla comunità: «Era il 23 maggio del 1992. Erano le 17:57. Nei pressi di Capaci, gli attentatori fecero esplodere un tratto dell’autostrada A29, mentre vi transitava sopra il corteo della scorta con a bordo il giudice Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti di Polizia. Oltre al giudice, morirono altre quattro persone: la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Altre 23 persone rimasero ferite. In questo modo la mafia voleva mettere a tacere chi, lottando per la legalità, aveva deciso di dedicare la propria vita a debellare quel sistema di violenza e morte che minava nelle sue radici più profonde l’istituzione statale. Fu un atto clamoroso, che voleva essere di ammonimento per tutti glie altri. “Ecco cosa ti succede, se ti metti contro di noi”. Questa forma di ricatto, psicologico prima che fisico, resiste anche oggi. Anche qui, nella nostra comunità. Esiste nella forma della violenza verbale, spesso esternata sui social; esiste nella forma del dispetto, come prevaricazione sull’altro, affermazione di una superiorità presunta e che si regge solo sull’annullamento dell’altro. Lo dico perché, in giornate come questa, spendiamo tante parole per affermare di essere dalla parte della Giustizia, salvo poi dimenticare che la Memoria e la Giustizia necessitano di azioni più che di parole per essere onorate. Il ricordo di quella strage deve ricordarci che la battaglia di Giovanni Falcone non è finita, e che tutti noi siamo chiamati a respingere con forza e determinazione ogni sopruso. Solo così ci faremo garanti di Libertà, di Civiltà e di Cultura».