Qual è il legame tra suolo e rifiuti organici e perché è importante conoscerlo

Pubblicato il 5 dicembre 2022 • Ambiente , Comune , Comunicati stampa

Di cosa parliamo quando parliamo di suolo? È cosa c’entra con i rifiuti organici?

Finora, il progetto SIRCLES ha veicolato concetti come economia circolare, biodegradabilità, compostabilità, filiera dei rifiuti organici. Ebbene, oltre ad essere collegati tra loro, fanno tutti capo ad un’altra risorsa da tutelare: il suolo. Questo ecosistema è essenziale per attività vitali come la produzione di cibo, di energia e l’estrazione di materie prime, ma agricoltura intensiva, edilizia massiva e inquinamento mettono a rischio la sua salute e la nostra.

Fortunatamente, le soluzioni hanno un nome e cognome. Due di queste sono raccolta e riciclo dei rifiuti organici.

Partiamo dal principio.

Separare correttamente i rifiuti

Ogni anno, ogni cittadino italiano produce in media 175 kg di rifiuti organici, ovvero umido e scarti verdi (sfalci, foglie, ramaglie). In sostanza, costituiscono la frazione più consistente dei rifiuti domestici, circa il 35% (dati ISPRA) Purtroppo, però, gran parte va sprecata a causa di una raccolta differenziata scorretta.

Fare attenzione ad un gesto che compiamo quotidianamente è il primo passo per garantire la qualità del ciclo della frazione organica.

Basti pensare che il 10% degli intervistati quest’estate dai collaboratori e dalle collaboratrici SIRCLES Italia ammette di non conoscere i rifiuti da differenziare nell’umido e il 4% dichiara di conferire con i rifiuti organici anche i pannolini. Un dato che viene confermato dalle rilevazioni merceologiche del CIC: il 14,3% dei contaminanti dell’umido prodotto al Sud Italia è costituito da pannolini. 

Cosa va, dunque, nell’umido?

  • Avanzi di cibo come pasta, riso, formaggi, carne, pesce (comprese lische) e gusci di uova, scarti di frutta e verdura, pane raffermo o ammuffito, fondi di caffè
  • Fiori recisi, piante appassite, foglie
  • Fazzoletti e tovaglioli solo se sporchi di residui organici (non imbevuti di prodotti detergenti o cosmetici)
  • Lettiere naturali e deiezioni animali domestici
  • Altri manufatti compostabili (stoviglie, filtri di tè e infusi, etc.) certificati a norma UNI EN 13432 2022 e che riportino le istruzioni di conferimento nella raccolta differenziata dell’umido

*Per gusci di molluschi e ossi, controllare le disposizioni del proprio Comune

L’importanza del sacco giusto

Ancora una volta sono i dati a parlare chiaro: nel 2020, circa il 35% dei sacchetti usati dai cittadini per il conferimento dell’umido sono in plastica non compostabile che, oltre ad essere vietata, contamina e danneggia la qualità del compost (Dati Plastic Consult, 2021).

I manufatti in bioplastica biodegradabili e compostabili sono oggetti di uso quotidiano che a fine vita vanno riciclati con i rifiuti organici e trattati negli impianti di compostaggio industriale, se provvisti delle necessarie indicazioni d’uso previste dalla legge. Ecco alcuni esempi:

  • sacchetti monouso per trasporto merci
  • sacchi per frutta e verdura
  • sacchetti per la raccolta dei rifiuti organici
  • imballaggi alimentari (pellicole, vassoi, ecc.)
  • stoviglie: piatti, bicchieri, posate, contenitori per gastronoma e catering, coppette, ecc.
  • capsule per il caffè
  • lettiere per gli animali

I sacchetti della spesa, dunque, sono riutilizzabili per la raccolta differenziato dell’umido, ma solo se compostabili e biodegradabili. Come riconoscerli?

Basta verificare la presenza di uno di questi marchi certificatori:

marchi-certificatori

Ma c’è differenza tra biodegradabile e compostabile?

Spesso si fa confusione tra questi due termini che sembrano interscambiabili. Eppure, rappresentano due caratteristiche diverse:

Biodegradabilità: capacità di un materiale di essere degradato in sostanze più semplici tramite l’attività enzimatica di microrganismi. Essa dipende dalla natura chimica della materia prima, ecco perché la plastica può essere biodegradabile, nonostante abbia origine fossile.

Compostabilità: capacità di un materiale di essere riciclato nel suo fine vita attraverso un processo industriale controllato, senza effetti negativi sulla qualità del compost risultante.

Cosa accade ai rifiuti organici una volta raccolti?

Grazie alle rilevazioni di quest’estate nei quattro Comuni coinvolti nel progetto SIRCLES Italia, è emerso che una parte considerevole degli intervistati (il 48%) non sa dove vengano portati i rifiuti organici, ma vorrebbe saperne di più a riguardo.

Una volta raccolti in maniera separata, umido e scarti verdi vengono trasportati in impianti autorizzati al riciclo.

Qui vengono sottoposti al trattamento del compostaggio industriale, che imitando il ciclo della natura, permette controllare, accelerare e migliorare il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica. Il risultato è il compost, un prodotto biologicamente stabile, ricco in humus, flora microbica attiva ed elementi nutritivi. Ogni anno, in Italia, vengono prodotte 2,2 milioni di tonnellate di compost grazie al riciclo degli scarti organici (cucina, giardino, orto).

Perché il compost è così importante per il suolo?

  • è un ottimo fertilizzante naturale per il florovivaismo e l’orticoltura
  • favorisce la fertilità e la salute del suolo perché è in grado di apportare sostanza organica che migliora le proprietà fisiche e biologiche del terreno
  • riduce l’emissione di ‘gas serra’ immagazzinando il carbonio nel suolo invece di emetterlo nell’atmosfera

Chi ha un orto o un giardino, può praticare il compostaggio domestico usando avanzi di cucina, ramaglie, sfalci e potature di giardino, in sistemi aperti come le ‘buche’ o nelle compostiere, beneficiando anche di un possibile sgravio sulla TARI, se previsto dal proprio Comune.

Le opportunità dell’economia circolare per il suolo

Osservando il ciclo dei rifiuti organici abbiamo capito che la natura non produce rifiuti. Gli elementi che la compongono vengono continuamente trasformati da decompositori e agenti atmosferici diventando una risorsa preziosa per gli altri esseri viventi.

L’economia circolare punta a questo: a non considerare i rifiuti come tali, ma come flussi di materiali che possono essere riassorbiti dalla biosfera o riutilizzati, imitando il ciclo della natura - da qui il termine circolare - e riducendo l’estrazione di materie prime, risorse limitate, i rifiuti e le emissioni inquinanti.

Questa è la chiave per avere cura del suolo, dell’ambiente e del nostro territorio.

Il coordinamento del progetto SIRCLES – Italia (Supporting Circular Economy Opportunities for Employment and Social Inclusion), finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma ENI CBC Med 2014 -2020, è a cura del Consorzio Italiano Compostatori in collaborazione con PROGEVA S.r.l. – Azienda di compostaggio degli scarti organici; CIHEAM Bari – Centro di formazione postuniversitaria, ricerca scientifica applicata e progettazione di interventi nell’ambito dei programmi di ricerca e cooperazione internazionale; Sud Est Donne – Associazione di Promozione Sociale che si occupa di prevenire e contrastare la violenza sulle donne; Officine Sostenibili Società Benefit - società di comunicazione ambientale.

Per saperne di più 👉 compost.it/sircles