Chiese e Abazie

Ultima modifica 8 febbraio 2021

Chiesa Santa Maria della Natività

Piazza Plebiscito, s/n – 70015 – Noci 

ZONA TURISTICA: Centro Storico
SECOLO: XII

La Chiesa Matrice, secondo la tradizione, fu fatta costruire nel 1316, dal Principe di Taranto Filippo I d’Angiò in onore della Beata Vergine della Natività. L’interno è a tre navate e conserva numerose opere d’arte in tela e in pietra, fra cui la Madonna in trono col Bambino, attribuita allo scultore Stefano da Putignano (sec. XVI), il polittico lapideo (sec. XV), posto in transetto, alle spalle dell’altare maggiore, e la statua di San Rocco, santo patrono di Noci.

Dati di interesse

Telefono: 080 497 7441
Facebook: @chiesamadrenoci 
Email: chiesamadre@libero.it 
Tips: Si consiglia la visita durante la festa patronale di San Rocco (1ª domenica di Settembre), festa patronale della Madonna della Croce (2-3-31 Maggio).

 

Chiesa di San Domenico

Via Repubblica, 1 – 70015 – Noci 

ZONA TURISTICA: Centro Storico
SECOLO: XX

Dal 1726 al 1740 i Domenicani impiantarono il nuovo convento nella chiusura di San Lorenzo. Nel 1809 vi fu la soppressione dell’ordine domenicano e la chiesa non era ancora stata costruita. Il culto della chiesetta fu mantenuto dalla confraternita del Rosario. Nel 1941 la chiesa di San Domenico diventò sede di parrocchia. In seguito fu costruita l’attuale chiesa monumentale di San Domenico. 

La più antica presenza conventuale nella Terra delle Noci fu quella dei Padri Domenicani, ai quali il comune offrì nel 1567 la cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie, che diede il nome al convento. Successivamente, a seguito anche del crollo dell’antica chiesa, avvenuto nel 1720, decisero di costruire una nuova sede all’interno dell’abitato. Ma il Capitolo dei Canonici, che non era avvezzo ad avere nell’abitato una forte concorrenza nella gestione delle ‘anime’, bloccò l’iniziativa. Nonostante ciò, i Domenicani riuscirono comunque ad ottenere l’approvazione di Papa Benedetto XIII, il quale nel 1728 li autorizzò a costruire un nuovo e più grande convento su un terreno acquistato a due passi dalla cappella di San Lorenzo. Il primo convento, ormai abbandonato, diede il toponimo di San Domenico vecchio all’intera contrada. Mentre il grande sogno della costruzione di un’imponente chiesa non si avvererà mai. Le fondamenta erano già composte, quando nel 1809 la prima soppressione degli ordini religiosi, voluta dalle cd leggi eversive, bloccò tutto ancora una volta. Solo a metà del ‘900, sorse sulle abbandonate fondamenta della vecchia struttura, la nuova chiesa della parrocchia di San Domenico, nella quale oggi si venerano anche i Santi Medici Cosma e Damiano.

Dati di interesse

Telefono: 080 497 7124
Facebook: @ParrocchiaSanDomenicoNoci
Tips: Si consiglia la visita durante la festa dei Santi Medici Cosma e Damiano e la Madonna del Rosario (2ª domenica di ottobre)
 

Chiesa SS. Nome di Gesù

Via Cappuccini, 2 – 70015 – Noci

ZONA TURISTICA: Centro Storico
SECOLO: XVI

Nel 1588 furono fondati il convento dei Cappuccini e l’attigua chiesa sotto il titolo di Santa Maria degli Angioli. Nel 1941, con lo smembramento della parrocchia di Santa Maria della Natività, la chiesa dei Cappuccini si ampliò e divenne sede della parrocchia SS. Nome di Gesù. 
Ospita nella sagrestia una tela seicentesca attribuita a Luca Giordano raffigurante la Vergine.

Dati di interesse

Telefono: 080 497 7069
Facebook: @ssnomegesu

 

Edicole votive

ZONA TURISTICA: Centro Storico

Davvero suggestive sono le edicole votive, disseminate in tutto il centro storico, patrimonio di tutti. Si tratta di strutture architettoniche che si presentano come prospetti di tempietto o semplici nicchie ricavate nei muri delle case o negli atri delle case dominicali. Contengono statue di cartapesta o litografie incorniciate di immagini di santi, oggetti appartenuti agli abitanti della strada passati a “miglior vita” ed una lampada votiva da tenere sempre accesa. Fino a pochi anni fa, nelle adiacenze di queste edicole si raccoglievano gli abitanti della strada per la celebrazione di funzioni extra-liturgiche, come la recitazione di rosari o di preghiere collettive. Oggi per i più anziani rappresentano segni di valore da conservare. A Noci se ne contano circa 40.

 

Chiesa di BarsentoTitolo 1

Località Barsento – 70015 - Noci

Barsento molto probabilmente costituì uno dei 40 insediamenti messapici presenti nella Murgia dei Trulli; il toponimo deriva dalla parola messapica barza (luogo alto) e dal suffisso entum (che è). Fu abitato ininterrottamente dall’età del Bronzo finale (XIII-XII sec. a.C.) sino al Tardo-Medioevo (1350 circa), connotandosi nell’ultima fase della sua esistenza sotto forma di Casale. Numerosi reperti archeologici di epoca preistorica, classica e medioevale, rinvenuti nel suo sito, sono conservati e classificati presso il Museo Archeologico Nazionale di Egnazia. 
Di Barsento oggi rimane il complesso abbaziale-masserizio con l’omonima Chiesa, la quale secondo la tradizione storiografica fu eseguita nel VI secolo per volere di Papa S. Gregorio Magno. Entrambi sono sottoposti a vincolo monumentale diretto. La vasta area circostante il complesso abbaziale, estesa per circa 1000 ettari, in gran parte boscati, per le sue qualità ambientali e paesaggistiche risulta inserita fra le aree naturali regionali protette e individuata, in base alla L.R. 19/1997, come riserva naturale orientata. 
Grazie all’azione svolta dall’Associazione Pro Oasi del Barsento, di recente è stato recuperato alla fruizione pubblica il tratto della viabilità comunale che collega direttamente Noci all’antico sito circolare del casale medievale e alla chiesa. Tale percorso medievale è stato recentemente recuperato e attrezzato con stazioni didattiche, dotate di pannelli informativi sulle valenze naturalistiche, storico-archeologiche e architettoniche del sito.
 

Santuario Santa Maria della Croce

s.p.116, Strada Provinciale per Castellaneta – 70015 – Noci

ZONA TURISTICA: Santa Maria della Croce
SECOLO: XV

Notevole è la devozione dei cittadini nocesi nei confronti della Madonna della Croce, patrona della città assieme a San Rocco, la cui effige è esposta nel Santuario omonimo, che si raggiunge percorrendo la SP 116, a circa 1km a sud-ovest dalla città. Viene celebrata il 3 maggio. Il culto è fatto risalire ai coniugi Pasquale Giannotta e Cecca de Nigris, i quali, secondo la leggenda, ritrovarono l’affresco della Madonna nella cavità di un boschetto all’interno di una delle loro proprietà terriere e, nel 1483, fondarono la chiesetta rurale come beneficio laicale.
La devozione per la Madonna della Croce era così diffusa che, agli inizi del ‘600, la sua icona era una delle sette maggiormente venerate della Peucezia. Inoltre, alla Madonna della Croce era collegato anche un antico rito terapeutico di guarigione dell’ernia infantile, denominato “guaio della Madonna”. Un rituale eseguito e tramandato minuziosamente.

La mattina del 3 maggio, i bambini erano presentati dinanzi all’altare della Chiesa. In genere erano le madri, quindi, a portali nel boschetto vicino al santuario, dove si svolgeva il trattamento. Mentre le campane segnalavano il Sanctus ed avveniva l’Elevazione dell’ostia durante la messa mattutina, si sceglieva il cosiddetto “ramo gentile”, un alto e sottile ramo di quercia sul quale due compari effettuavano un taglio in senso longitudinale. Divaricato il ramo, vi facevano passare nel mezzo il bambino per tre volte, passandoselo dall’uno all’altro, ad ognuno dei tre rintocchi delle campane, mentre pronunciavano le formule del rito. Il compare che per ultimo riceveva il bambino, diventava a tutti gli effetti il suo padrino e, dopo averlo baciato in fronte, lo riconsegnava alla madre. Il ramo quindi veniva ricongiunto e legato ad innesto. Sullo stesso veniva apposta una targa col nome del bambino. Da quel momento, la sorte del bambino e quella del ramo risultavano strettamente legate: se dopo un anno il ramo fosse tornato a germogliare, il bambino sarebbe guarito; se, invece, il ramo fosse seccato, neppure l’ernia sarebbe guarita.

Proprio per lo svolgersi di tale rito curativo, Noci era diventata meta di veri e propri pellegrinaggi.

Dati di interesse

Tips: Si consiglia la visita durante la festa campestre del 31 Maggio.

 

Abbazia Madonna della Scala

Via Zona B, 58 – 70015 – Noci

ZONA TURISTICA: Madonna della Scala
SECOLO: XX

A circa 6km dal centro abitato, proseguendo lungo la SP 116 e successivamente lungo la SP 186, si raggiunge l’Abbazia Madonna della Scala, ubicata su una collina alta 415m s.l.m., dove vi è la presenza di un monastero benedettino. Nel monastero, che assurge ad abbazia nel 1954, oltre a poter ammirare la grande chiesa costituita da tre navate ed un imponente presbiterio, qui si trovano, tra l’altro, grazie all’importante intervento dei monaci amanuensi, il pregiato laboratorio di restauro del libro, unico in Italia meridionale ed insulare, attivo dal 1964, ed una biblioteca con un patrimonio librario che attualmente supera i 60.000 volumi. Essa consta di tre parti: il deposito dei libri, la sala di lettura e consultazione e la sala di lavoro riservata al bibliotecario e ai suoi collaboratori. È aperta al pubblico dalle ore 9 alle 12 dei giorni feriali.

Dati di interesse

Telefono: 080 4975838
Web: http://www.abbazialascala.it/ 

 

Chiese rurali

ZONA TURISTICA: Agro
SECOLO: XVIII - XIX

Nelle campagne del territorio nocese, nascoste e semidiroccate fra boschi e terreni seminativi, circondate da muretti in pietra a secco, si possono ancora trovare piccole chiese rurali. 
Raramente le chiesette o le cappelle erano erette insieme alle strutture produttive o preesistevano alla nascita della masseria; il più delle volte, invece, la loro edificazione è da porsi fra il Settecento e l’Ottocento. Le cappelle riassumevano in sé il senso del vivere in masseria. Oltre alla ovvia funzione religiosa, l’elemento che più contribuiva a movimentare la loro vicenda era il diritto d’asilo con cui esse, come tutte le chiese, garantivano l’immunità ai rifugiati. Ciò fino al 1741. 
Dopo i molti avvenimenti storici e l’esodo dalle campagne, il ruolo delle cappelle rurali non ha avuto più la stessa importanza dei tempi passati e oggi, nella maggior parte dei casi, si tratta di ruderi abbandonati, che versano in stato di degrado. Altre chiese invece, contestualmente alle opere di recupero e restauro di alcuni complessi masserizi, sono ristrutturate.