Casino Montone

Ultima modifica 22 gennaio 2020

Il Casino Montone costituisce l’epilogo tardo ottocentesco delle dinamiche evolutive storiche del fenomeno masserie a Noci. Dai tratti neo-rinascimentali, vi possiamo già cogliere, infatti, una netta distinzione tra spazi adibiti alle pratiche produttive e quelli destinati a residenza stagionale e non.  Per questo il complesso masserizio assume già le caratteristiche della cosiddetta villa-masseria, con annessi giardini, boschetti e un caffeaus, piccolo padiglione adibito nel XVIII sec. a luogo di sosta e ristoro.

La masseria ricade in Contrada Malavespa, nella parte sud-occidentale del territorio di Noci. Le prime notizie relative al Casino Montone risalgono al 1832, quando i germani don Domenico e don Pasquale Montone, nativi di Noci ma residenti a Napoli, per mezzo di una speciale procura conferita loro da un cugino, il cantore della Collegiata nocese Salvatore Montone, vendettero la proprietà a don Giovanni Gabrieli, di Noci. Questi, tra il 1836 e il 1851, ampliò la superficie della masseria acquistando altri appezzamenti contermini. Il proprietario non operò sostanziali modifiche o ampliamenti almeno fino al 1869, quando l’amministrazione del fondo rustico passò verbalmente nelle amni del canonico Vito Gabrielli, il quale commissionò, nel 1870, l’ampliamento della parte residenziale. Vito Gabrielli, letterato, poeta e musicista, ha lasciato molte tracce dei suoi versi sulla facciata e sulle pareti del casino, nonché sugli elementi architettonici dei giardini che lo circondano ma, soprattutto, sull’epigrafe del 1870 che introduce alla residenza padronale.

Volte e pareti di quasi tutti gli ambienti interni del piano residenziale padronale e della Chiesa furono arricchite con decorazioni e pitture, stucchi policromi apposti alle parti basamentali delle pareti.

Nel 1891 il Casino fu ulteriormente ampliato, sempre ad opera del neo arciprete Vito Gabrielli.  L’intero complesso fu donato nel 1895 al capitano d’artiglieria Giovanni Gabrielli, nipote ex fratre dell’arciprete, in occasione del matrimonio con Beatrice Re David di Rutigliano. Alla morte del capitano Gabrielli, nel 1938, la proprietà fu divisa fra i figli Antonio, Maria e Mario.

Il Casino conobbe un periodo di progressivo abbandono e degrado dal 1964 al 1999, quando è stato acquistato da Giovanni D’Ambruoso, di Noci. Questi nel 2000 ne commissionò il restauro conservativo con l’intento di recuperarne, soprattutto, la funzione residenziale, non trascurando la capacità produttiva dell’azienda. L’intervento di recupero, affrontato con particolare sensibilità dal proprietario, permette ora di considerare una straordinaria congruenza tra l’architettura e i desiderata del colto committente ottocentesco, ossia tra la visione arcadica di monsignor Vito Gabrielli e gli scenari paesaggistici ideati.

Ricerche a cura dell’arch. Ciccio Giacovelli