Masserie e Dimore Storiche

Ultima modifica 15 maggio 2020

Nell’ambito della Murgia dei Trulli, la campagna nocese rappresenta un territorio dove agricoltura, ambiente, paesaggio, storia e cultura offrono ai visitatori un intreccio di emozioni e di fascino antico.

Il patrimonio masserizio nocese, inserito nel territorio della Murgia, è ricco di bellezze naturali e testimonianze del passato. 
Le masserie, che puntellano le verdi distese dell’agro nocese, si prestano ad essere meta di turismo rurale, cicloturismo, turismo culturale ed esperienziale, dove sostenibilità è la parola d’ordine. 

Caratteristiche strutturali delle masserie sono gli jazzi, le corti, le cortaglie (recinti in pietra a secco per la custodia degli animali), i parieti (muretti di pietra a secco), le fogge per la raccolta delle acque, i tratturi per la viabilità interpoderale e la cappella, luogo adibito a funzioni religiose. 
Otre alla più classica suddivisione in masserie da campo, da pecora e per le colture arboree, possiamo rinvenire varie tipologie di masserie per profilo tipologico-architettonico: a torre, a pignon, a trullo (o un misto delle due tipologie) e cubiche; per periodo di costruzione, Settecentesche, tardo Settecentesche e le ville tardo Ottocentesche.

Negli ultimi tempi, i proprietari hanno saputo perfezionare la zootecnia da latte, l’allevamento equino e bovino, ed hanno sperimentato la viticoltura di qualità. Qui gli operatori, per intere generazioni, hanno investito tutta la loro esperienza per contribuire a realizzare progetti e modelli di agricoltura possibile in area asciutta e per favorire lo sviluppo sociale ed economico della comunità. 


Una storia che ha radici ben lontane

Si ritiene che nella zona della Murgia dei Trulli, il fenomeno “masseria” si sia sviluppato con la conquista longobarda, che favorì il concentramento di pastori in masserie e casali. Ai Longobardi viene anche fatto risalire l’etimo della parola masseria, che deriverebbe dal latino barbarico ‘maseria’ o ‘maserius’, derivante dalla fusione dei termini celtici ‘ms’ e ‘maes’ (campagna) ed ‘er’ (casa). Quindi ‘casa di campagna’.

La popolazione nocese delle origini visse dell’uso della terra senza possederla di fatto. La traccia più importante di questa consuetudine sono i parieti o muretti a secco, inseriti nel 2018 dall’Unesco nel patrimonio immateriale dell’umanità, i quali venivano eretti nel momento in cui al contadino occorreva delimitare una parte di terreno destinata alla coltivazione o all’allevamento. Questi muretti, realizzati senza uso di malta o altro collante, venivano poi demoliti ed il terreno tornava ad essere di uso comune.

Solo a partire dal XV secolo si avviò la trasformazione del volto agrario del territorio, quando si verificò in maniera sempre più crescente il passaggio da un suo uso puramente economico della terra alla proprietà privata. Le masserie hanno dato un nuovo volto al paesaggio naturale, antropizzandolo ed arricchendolo di nuovi elementi architettonici.

 

Masserie da pecore

Elemento peculiare di cui si compongono questi tipi di masserie sono gli jazzi, grandi recinti quadrilateri per lo stazionamento delle greggi ovine e caprine. Essi sono delimitati da alti muri in pietra a secco, eseguiti a corso rialzato per scongiurare l’incursione di animali razziatori. Sui lati del recinto sono addossati i ricoveri per gli ovini, il nucleo abitativo dei pastori e gli ambienti di lavoro e trasformazione del latte in prodotti caseari, riconoscibili dai caratteristici camini e fumaioli.

Esempi:

Masseria De Bellis (o il Monte)
Masseria Scozia Vecchia

SECOLO: XVI
 

Masserie a torre

Sono masserie di origine cinquecentesca, predisposte come supporto alla produzione agricola o all’allevamento. La loro forma deriva dal castello e dalla sua funzione difensiva. Infatti le torri avevano il compito di prevenire le azioni di brigantaggio e furti di bestiame.

Esempi:

Balestra di Sorresso
Torricella

SECOLO: XVI
 

Masserie a pignon

Queste masserie sono caratterizzate dalle coperture a capanna, rivestite ed impermeabilizzate da lastre di pietra sottili e sovrapposte a corpi di fabbrica di modulo rettangolare.

Esempi:

Giannevolta (XV-XVII secolo)
Mastro Marco (XVII-XVIII secolo)
Bonelli (XVI-XVII secolo)
Santolomuto (XVIII secolo)
Pezzata (XVIII secolo)

SECOLO: XV-XVIII
 

Masserie a trullo

Sono costituite interamente da trulli, la cui struttura è data dall’impiego di materiale lapideo assemblato a secco, senza l’impiego di malta. Il loro utilizzo fu costante e diversificato. Si distinguono i trulli-pagliaio, i trulli-stalla e i trulli-residenza. 

Esempi:

Purgatorio 
Raschizzo 
Scarcioppola

 

Masserie miste a trullo e a pignon

Sono le più ricorrenti nel territorio nocese. In esse convivono corpi di fabbrica a modulo rettangolare, coperti a pignon, e corpi di fabbrica a trullo. In questo tipo di complessi masserizi, la parte costituita da trulli è destinata quasi esclusivamente alle parti produttive. 

Esempi:

Monitill-Gioja
Monitilli-Brisacane
Palazzi
Cassanello
S.Giacomo
Casaboli
Monache/Casa delle Gatte
Capasiello di Sotto 
Calandrella
Giordano-Don Marcellino
Murgia Zappullo

SECOLO: XVI-XVIII
 

Masserie Settecentesche

Furono realizzate dalla potente borghesia terriera sotto la spinta del sostenuto sviluppo produttivo del XVII secolo. In quel periodo, s’impose un nuovo modello di masseria, fondato su una maggiore specializzazione delle parti produttive e su un preciso rapporto gerarchico tra proprietario e conduttore.

…e tardo settecentesche

Nella seconda metà del ‘700, la tendenza già emersa di differenziare le parti produttive da quelle residenziali delle masserie si accentuò e si edificarono le prime autentiche aziende signorili, che per la loro eleganza possiamo definire ville-masserie. Rispetto alle masserie precedenti esse contengono grandi innovazioni stilistiche, come la pseudo-copertura piana dei corpi di fabbrica, i balconi con balaustre in pietra e una distribuzione degli interni abitativi più ricca e articolata.

Esempi:

Sermenzano (1760)
Morea (1767)
Giordano-Don Marcellino (1772)
Sorresso (1795)
Murgia Albanese (1797)
Santa Maria della Scala (1797)

SECOLO: XVIII